TULLIO
Pronuntiatio è avenimento della persona e della voce secondo la dignitade delle cose e delle parole.
SPONITORE
Et al ver dire poco vale trovare, ordinare, ornare parole et avere memoria chi non sae profferere e dicere le sue parole con avenimento. Et perciò alla fine dice Tulio che è pronuntiatio; e dice ch'è quella scienzia per la quale noi sapemo profferere le nostre parole et amisurare et accordare la voce e 'l portamento della persona e delle membra secondo la qualitade del fatto e secondo la condizione della diceria. Ché chi vuole considerare il vero, altro modo vuole nelle voci e nel corpo parlando di dolore che di letizia, et altro di pace che di guerra. Che 'l parliere che vuole somuovere il populo a guerra dee parlare ad alta voce per franche parole e vittoriose, et avere argoglioso advenimento di persona e niquitosa ciera contra ' nemici. Et se lla condizione richiede che debbia parlamentare a cavallo, sì dee elli avere cavallo di grande rigoglio, sì che quando il segnore parla il suo cavallo gridi et anatrisca e razzi la terra col piede e levi la polvere e soffi per le nari e faccia tutta romire la piazza, sicché paia che coninci lo stormo e sia nella battaglia. Et in questo punto non pare che ssi disvegna a la fiata levare la mano o per mostrare abondante animo o quasi per minaccia de' nemici. Tutto altrimenti dee in fatto di pace avere umile advenimento del corpo, la ciera amorevole, la voce soave, la parola paceffica, le mani chete; e 'l suo cavallo dee essere chetissimo e pieno di tanta posa e sì guernito di soavitade che sopr'a llui non si muova un sol pelo, ma elli medesimo paia factore della pace. Et così in letizia de' 'l parlatore tenere la testa levata, il viso allegro e tutte sue parole e viste significhino allegrezza. Ma parlando in dolore sia la testa inchinata, il viso triste e li occhi pieni di lagrime e tutte sue parole e viste dolorose, sicché ciascuno sembiante per sé e ciascuno motto per sé muova l'animo dell'uditore a piangere et a dolore. Et già è detto delle cinque parti sustanziali di rettorica interamente secondo l'oppinione di Tulio, e sì come lo sponitore le puote fare meglio intendere al suo porto; sì ritorna Tulio a scusare sé medesimo di ciò che non àe mostrato ragione perché quello sia genere et officio e fine di rettorica sì com'elli àe fatto della materia e delle parti, e dice in questo modo.