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Latini, Brunetto
La rettorica

Argomento 26. Tullio dice in somma ciò ch'elli avea detto davanti.

TULLIO

Che se Ermagoras avesse in queste cose avuto gran savere acquistato per istudio e per insegnamento, parrebbe ch'elli, usando la sua scienzia, avesse ordinata una falsa cosa dell'arte del parliere, e non avesse sposto quello che puote l'arte ma quello che potea elli. Ma ora è quella forza nell'uomo ch'alcuno li tolga più tosto rettorica che no-lli concedesse filosofia. Ma perciò l'arte che fece non mi pare del tutto malmendosa, ch'assai pare ch'elli abbia in essa locate cose elette ingegnosamente e diligentemente ritratte delle antiche arti, et alcuna v'àe messo di nuovo; ma molto è piccola cosa dire dell'arte sì come fece elli, e molto è grandissima parlare per l'arte, la qual cosa noi vedemo ch'esso non poteo fare. Per la qual cosa pare a noi che materia di rettorica è quella che disse Aristotile, della quale noi avemo detto qua indietro.


SPONITORE

In questa parte dice Tulio che se Ermagoras fosse stato bene savio, sicché potesse trattare le quistioni e le cause, parrebbe ch'avesse detto falso, cioè che avesse dato al parliere quello officio che nonn è suo; e così non avrebbe mostrata la forza dell'arte, ma averebbe mostrata la sua. «Ma ora è quella forza nell'uomo», cioè tal fue questo Ermagoras, che neuno che dicesse ch'e' non sappia rettorica no-lli concederae che ssia filosofo. «Ma perciò l'arte che fece non pare in tutto rea». In questa parola il cuopre Tulio e dimostra ch'elli avrebbe bene potuto dire pegio. Et dice «non è del tutto rea» perciò ch'elli àe messo nel suo libro con molta diligenzia e con ingegno li comandamenti delli altri maestri di questa arte, et alcuna cosa nuova v'agiunse. Et qui pare che Tulio lo lodi là ove il vitupera, dicendo che fosse furo in perciò che delle scritte d'altri maestri fece il suo libro. «Ma molto è picciola cosa dire dell'arte», ciò viene a dire ch'al parliere non s'apartiene dare insegnamenti dell'arte, sì come fece Ermagoras, ma apartiensi a llui in tutte guise parlare secondo li 'nsegnamenti e comandamenti dell'arte, la qual cosa non seppe fare esso. Adonque è da tenere la sentenzia d'Aristotile, che dice che materia di questa arte è dimostrativo, deliberativo e iudiciale. Et omai è detto sofficientemente e diligentemente del genere, cioè generalmente, dell'officio e della fine di rettorica; or si dicerà il conto delle sue parti, sì come Tulio promise nel suo testo qua indietro.