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Latini, Brunetto
La rettorica

Argomento 18. Tullio dice che è l'ufficio di questa arte.

TULLIO

Officio di questa arte pare che sia dicere appostatamente per fare credere, fine è far credere per lo dire. Intra ll'officio e lla fine èe cotale divisamento: che nell'officio si considera quello che conviene alla fine e nella fine si considera quello che conviene all'officio. Come noi dicemo l'officio del medico curare apostatamente per sanare, il suo fine dicemo sanare per le medicine, e così quello che noi dicemo officio di rettorica e quello che noi dicemo fine intenderemo dicendo che officio sia quello che dee fare il parliere, e dicendo che lla fine sia quello per cui cagione elli dice.


SPONITORE

In questa parte àe detto Tulio che è l'officio di questa arte e che è lo suo fine; e perciò che 'l testo è molto aperto, sì sine passerà lo sponitore brevemente. Et dice cotale diffinizione: officio è dicere appostatamente per fare credere. Et nota che dice «appostatamente», cioè ornare parole di buone sentenze dette secondo che comanda quest'arte; e questo dice per divisare il parlare di questo dicitore dal parlare de' gramatici, che non curano d'ornare parole. E dice «per far credere», cioè dicere sì compostamente che ll'uditore creda ciò che ssi dice. Et questo dice per divisare il detto de' poeti, che curano più di dire belle parole che di fare credere. L'altra diffinizione è del fine. Et dice che fine è far credere per lo dire. Et certo chi considera la verità in questa arte e' troverà che tutto lo 'ntendimento del parliere è di far credere le sue parole all'uditore. Donque questo è la fine, cioè far credere; ché 'mmantenente che l'uomo crede ciò ch'è detto si rivolve lo suo animo a volere et a ffare ciò che 'l dicitore intende. Ma dice Boezio nel quarto della Topica che 'l fine di questa arte è doppio, uno nel parladore et un altro nell'uditore. Il parladore sempre desidera questo fine in sé: che dica bene e che sia tenuto d'aver bene detto. Nell'uditore è questo fine: che 'l dicitore a questo intende, che nell'uditore sia cotale fine che creda quello che dice; e questo fine non desidera sempre il parlatore sì come quello di sopra. Et per mostrare bene che è l'officio e che è il fine e che divisamento àe dall'uno all'altro, sì dice Tulio che officio è quello che 'l parliere de' fare nel suo parlamento secondo lo 'nsegnamento di questa arte. Ma fine è quello per cui cagione il parlieri dice compostamente; e certo questa cagione e questo fine nonn è altro se non fare credere ciò che dice. Et di ciò pone exemplo del medico, e dice che llo officio del medico è medicare compostamente per guerire l'amalato; la fine del medico èe sanare lo 'nfermo per lo suo medicare. Già è detto sofficientemente dell'officio e della fine di rettorica; omai procederàe il conto a dire della materia.