TULLIO
Una ragione è delle cittadi la quale richiede et è di molte cose e di grandi, intra lle quali è una grande et ampia parte l'artificiosa eloquenzia, la quale è appellata Rettorica. Ché al ver dire né cci acordiamo con quelli che non credono che lla scienzia delle cittadi abbia bisogno d'eloquenzia, e molto ne discordiamo da coloro che pensano ch'ella del tutto si tegna in forza et in arte del parladore. Per la qual cosa questa arte di rettorica porremo in quel genere che noi diciamo ch'ella sia parte della civile scienzia, cioè della scienzia delle cittadi.
SPONITORE
In questa parte del testo procede Tulio a dimostrare ordinatamente ciò che elli avea promesso nella fine del prolago. Et primamente comincia a dicere il genere di questa arte. Ma anzi che llo sponitore vada innanzi sì vuole fare intendere che è genere, perché l'altre parole siano meglio intese. Ogne cosa quasi o è generale, sicché comprende molte altre cose, o è parte di quella generale. Onde questa parola, cioè «uomo», è generale, per ciò che comprende molti, cioè Piero e Joanni etc., ma questa parola, cioè «Piero», è una parte. A questa somiglianza, per dire più in volgare, si puote intendere genere cioè la schiatta; ché chi dice «i Tosinghi» comprende tutti coloro di quella schiatta, ma chi dice «Davizzo» non comprende se no una parte, cioè un uomo di quella schiatta. Onde Tulio dice di rettorica sotto quale genere si comprende, per meglio mostrare il fondamento e lla natura sua. Et dice così che lla ragione delle cittadi, cioè il reggimento e lla vita del comune e delle speciali persone, richiede molte e grandi cose, in questo modo: che è in fatti e 'n detti. In fatti è la ragione delle cittadi sì come l'arte de' fabbri, de' sartori, de' pannari e l'altre arti che si fanno con mani e con piedi. In detti è la rettorica e l'altre scienze che sono in parlare. Adonque la scienza del covernamento delle cittadi è cosa generale sotto la quale si comprende rettorica, cioè l'arte del bene parlare. Ma anzi che llo sponitore vada più innanzi, pensando che lla scienza delle cittadi è parte d'un altro generale che muove di filosofia, sì vuole elli dire un poco che è filosofia, per provare la nobilitade e l'altezza della scienzia di covernare le cittadi. Et provedendo ciò ssi pruova l'altezza di rettorica.
Filosofia è quella sovrana cosa la quale comprende sotto sé tutte le scienze; et è questo uno nome composto di due nomi greci: il primo nome si è phylos, e vale tanto a dire quanto «amore», il secondo nome è sophya, e vale tanto a dire quanto «sapienzia». Onde «filosofia» tanto vale a dire come «amore della sapienzia»; per la qual cosa neuno puote essere filosofo se non ama la sapienzia tanto ch'elli intralasci tutte altre cose e dia ogne studio et opera ad avere intera sapienzia. Onde dice uno savio cotale diffinizione di filosofia: ch'ella è inquisizione delle naturali cose e connoscimento delle divine et umane cose, quanto a uomo è possibile d'interpetrare. Un altro savio dice che filosofia è onestade di vita, studio di ben vivere, rimembranza della morte e spregio del secolo. Et sappie che diffinizione d'una cosa è dicere ciò che quella cosa è, per tali parole che non si convegnano ad un'altra cosa, e che se tu le rivolvi tuttavia signiffichino quella cosa. Per bene chiarire sia questo l'exemplo nella diffinizione dell'uomo, la quale è questa: «L'uomo è animale razionale mortale». Certo queste parole si convegnono sì all'uomo che non si puote intendere d'altro, né di bestia, né d'uccello, né di pescie, però che in essi nonn à ragione; onde se tue rivolvi le parole e di' così: «Che è animale razionale e mortale?», certo non si puote d'altro intendere se non dell'uomo. Or è vero che anticamente per nescietà delli uomini furon mosse tre quistioni delle quali dubitavano, e non senza cagione, però che sopr'esse tre questioni si girano tutte le scienzie. La prima quistione era che dovesse l'uomo fare e che lasciare. La seconda quistione era per che ragione dovesse quel fare e quell'altro lasciare. La terza quistione era di sapere le nature di tutte cose che sono. Et perciò che le questioni fuoro tre, sì convenne che ' savi filosofi partissero filosofia in tre scienzie, cioè Teorica, Pratica e Logica, sì come dimostra questo arbore: FILOSOFIA: Pratica-Logica-Teorica.
Et la prima di queste scienze, cioè pratica, è per dimostrare la prima questione, cioè che debbia uomo fare e che lasciare. La seconda scienzia, cioè logica, è per dimostrare la seconda quistione, cioè per che ragione dovesse quel fare e quello altro lasciare. Et questa scienza, cioè logica, sì àe tre parti, cioè dialetica, efidica, soffistica. La prima tratta di questionare e disputare l'uno coll'altro, e questa è dialetica; la seconda insegna provare il detto dell'uno o dell'altro per veraci argomenti, e questa èe efidica; la terza insegna provare il detto dell'uno e dell'altro per argomenti frodosi o per infinte provanze, e questa è sofistica. Et questa divisione pare in questo arbore: LOGICA: Dialettica-Efidica-Sofistica.
La terza scienzia, cioè teorica, si è per dimostrare le nature di tutte cose che sono, le quali nature sono tre; e però conviene che questa una scienza, cioè teorica, sia partita in tre scienzie, ciò sono Teologia, Fisica e Matematica, sì come dimostra questo arbore: TEORICA: Teologia-Fisica-Matematica.
Onde la prima di queste tre scienze, cioè teologia, la quale è appellata divinitade, sì tratta la natura delle cose incorporali le quali non conversano intra lle corpora, sì come Dio e le divine cose. La seconda scienzia, cioè fisica, sì tratta le nature delle cose corporali, sì come sono animali e lle cose che ànno corpo; e di questa scienzia fue ritratta l'arte di medicina, ché, poi che fue connosciuta la natura dell'uomo e delli animali e de' loro cibi e dell'erbe e delle cose, assai bene poteano li savi argomentare la sanezza e curare la malizia. La terza scienzia, cioè matematica, sì tratta le nature de le cose incorporali le quali sono intorno le corpora; e queste nature sono quattro, e perciò conviene che matematica sia partita in quattro scienze, ciò sono arismetrica, musica, geometria et astronomia, sì come appare in questo arbore: MATEMATICA: Arismetrica-Musica-Geometria-Astronomia.
La prima scienzia, cioè arismetrica, tratta de' conti e de' nomeri, sì come l'abaco e più fondatamente. La seconda scienza, cioè musica, tratta di concordare voci e suoni. La terza, cioè geometria, tratta delle misure e delle proporzioni. La quarta scienza, cioè astronomia, tratta della disposizione del cielo e delle stelle.
Or si torna il conto dello sponitore di questo libro alla prima parte di filosofia, della quale è lungamente taciuto, e dicerà tanto d'essa prima parte, cioè di pratica, che pervegna a dire della gloriosa Rettorica. E sì come fue detto già indietro, questa pratica è quella scienza che dimostra che ssia da ffare e che da lasciare, e questo è di tre maniere: perciò conviene che di questa una siano tre scienze, cioè sono Etica, Iconomica e Politica, sì come mostra la figura di questo arbore: PRATICA: Etica-Iconomica Politica.
La prima di queste, cioè etica, sì è insegnamento di bene vivere e costumatamente, e dà connoscimento delle cose oneste e dell'utili e del lor contrario; e questo fa per assennamento di quatro vertudi, ciò sono prudenzia, iustizia, fortitudo e temperanza, e per divieto de' vizi, ciò sono superbia, invidia, ira, avarizia, gula e luxuria; e così dimostra etica che sia da tenere e che da lasciare per vivere virtuosamente. La seconda scienza, cioè iconomica, sì 'nsegna che ssia da ffare e che da lasciare per covernare e reggere il propio avere e la propia famiglia. La terza scienza, cioè politica, sì 'nsegna fare e mantenere e reggere le cittadi e le comunanze, e questa, sì come davanti è provato, è in due guise, cioè in fatti et in detti, sì come si vede in questo arbore: POLITICA: in fatti-in detti.
Quella maniera ch'è in fatti sì sono l'arti e' magisterii che in cittadi si fanno, come fabbri e drappieri e li altri artieri, sanza i quali la cittade non potrebbe durare. Quella ch'è in detti è quella scienzia che ss'adopera colla lingua solamente; et in questa si contiene tre scienze, ciò sono Gramatica, Dialettica, Rettorica, sì come dimostra questo altro albore: IN DETTI: Grammatica-Dialettica Retorica.
Et che ciò sia la verità dice lo sponitore che gramatica è intrata e fondamento di tutte le liberali arti et insegna drittamente parlare e drittamente scrivere, cioè per parole propie sanza barbarismo e sanza sologismo. Adunque sanza gramatica non potrebbe alcuno bene dire né bene dittare. La seconda scienza, cioè dialetica, sì pruova le sue parole per argomenti che danno fede alle sue parole; e certo chi vuole bene dire e bene dittare conviene che mostri ragioni per che, sicché le sue parole abbiano provanza in tal guisa che lli uditori le credano e diano fede a cciò che dice. La terza scienza ciò è Rettorica, la quale truova et adorna le parole avenanti alla materia, per le quali l'uditore s'accheta e crede e sta contento e muovesi a volere ciò ch'è detto. Adonque le tre scienze sono bisogno a parlare et al dittare, che sanza loro sarebbe neente, acciò che 'l buono dicitore e dittatore de' sì dire e scrivere a diritto e per sì propie parole che sia inteso, e questo fae gramatica; e dee le sue parole provare e mostrare ragioni, e questo fae dialetica; e dee sì mettere et addornare il suo dire che, poi che ll'uditore crede, che stia contento e faccia quello ch'e' vuole, e questo fa Rettorica. Or dice lo sponitore che lla civile scienza, cioè la covernatrice delle cittadi, la quale èe in detti si divide in due: che ll'una è co llite e l'altra sanza lite. Quella co llite si è quella che ssi fa domandando e rispondendo, sì come dialetica, rettorica e lege; quella ch'è sanza lite si fa domandando e rispondendo, ma non per lite, ma per dare alla gente insegnamento e via di ben fare, sì come sono i detti de' poeti che ànno messo inn iscritta l'antiche storie, le grandi battaglie e l'altre vicende che muovono li animi a ben fare. Altressì quella civile scienzia ch'è con lite è di due maniere, ch'è ll'una artificiosa, l'altra non artificiosa. Artificiosa è quella nella quale il parliere che connosce bene la natura e llo stato della materia, vi reca suso argomenti secondo che ssi conviene, e questo è in dialetica et in rettorica. Quella che non è artificiale è quella nella quale si recano argomenti pur per altoritade, sì come legge, sopra la quale non si reca neuna pruova né ragione per che, se non tanto l'altoritade dello 'mperadore che lla fece. Et di questa che non è artificiale dice Boezio nella Topica ch'è sanza arte e sanza parte di ragione. Alla fine conclude Tulio e dice che Rettorica è parte della civile scienzia. Ma Vittorino sponendo quella parola dice che rettorica è la maggiore parte della civile scienzia; e dice «maggiore» per lo grande effetto di lei, ché certo per rettorica potemo noi muovere tutto 'l popolo, tutto 'l consiglio, il padre contra 'l figliuolo, l'amico contra l'amico, e poi li rega in pace e a benevoglienza. Or è detto del genere; omai dicerà Tulio dello offizio di rettorica e del fine.