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Latini, Brunetto
La rettorica

Argomento 14. Tullio conclude che sia da studiare in rettorica.

TULLIO

Per la qual cosa, al mio animo, non perciò meno è da mettere studio in eloquenzia s'alquanti la misusano in publiche et in private cose; ma tanto più che ' malvagi non abbiano troppo di podere con grave danno de' buoni e con generale distruzione di tutti. Maximamente cun ciò sia la verità che rettorica è una cosa la quale molto s'appartiene a tutte cose, e publiche e private, e per essa diviene la vita sicura, onesta, inlustre e iocunda; e per essa medesima molte utilitadi avengono in comune se fia presta la modonatrice di tutte cose, cioè sapienzia; e per lei medesima abonda a coloro che ll'acquistano lode, onore, dignitade; e per essa medesima ànno li amici certissimo e sicurissimo aiutorio.


SPONITORE

La tema di questo testo è cotale, che dice Tulio: Se alquanti di mala maniera usano malamente eloquenzia, non rimane pertanto che ll'uomo non debbia studiare in eloquenzia, al mio animo (cioè per mia sentenza), acciò che ' rei uomini non abbiano podere di malfare a' buoni né di fare generale distruzione di tutti. Et nota che distrutti sono coloro che soleano essere in alto stato et in ricchezza e poi divennero in tanta miseria che vanno mendicando. Et poi dice le lode di rettorica, come tocca al comune et al diviso, e come per lei diviene l'uomo sicuro, cioè che sicuramente puote gire a trattare le cause, et appena troverai chi 'l sappia contradiare; e dice che 'nde diviene la vita «onesta», cioè laudato intra coloro che 'l cognoscono; e dice «illustre», cioè laudato intra li strani; e dice «ioconda», cioè vita piacevole, però che ' savi parlieri molto piacciono ad sé et altrui. Et altressì molto bene n'aviene alle comunanze per eloquenzia, a questa condizione: se sapienzia sia presta, cioè se ella sia adiunta con eloquenzia. Et dice che sapienzia è amodenatrice di tutte cose però che ella sae antivedere e porre a tutte cose certo modo e certo fine. Et poi dice che questi che ànno eloquenzia giunta con sapienzia sono laudati, temuti et amati; e dice che lli amici loro possono di loro avere aiutorio sicurissimo, però che appena fie chi lli sappia contrastare, poiché sanno parlare a compimento di senno. Et dice «certissimo» però che 'l buono e 'l savio uomo non si lascia corrompere per amore né per prezzo né per altra simile cosa. Et qui si parte il conto e fae un'ultima conclusione in questo modo: