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Giamboni, Bono
Il libro de' Vizî e delle virtudi

Capitolo LX. De' rimproverî della Pazienzia, che fa sopra 'l corpo della Superbia.

Morti e spenti tutti i Vizî, e scacciata e sconfitta tutta lor gente, le Virtú tornarono a la fossa ove la Superbia era caduta, e fecerne trarre il corpo morto, il quale era tutto macerato e infranto, e porre in su 'n una vilissima stuoia. E trassesi innanzi la Pazienzia e disse: - O Superbia, capo e seminatrice di quanti mali nel mondo si fanno, giaci oggimai abbattuta e morta, sicché 'l mondo possa posare! che l'hai cotanto tribulato, che ben t'è incontrato quello che dice il Vangelio: "I superbi abbatte Idio e falli cadere; e a li umili dà grazia e falli montare". Molto hai superbiamente favellato, non solamente contra le Virtú, ma contra Dio onnipotente: che ti vantasti che 'l facesti a' tuoi servi di crudele morte morire. Molto fue cotesto a dire grande ardimento; nol ti pensave, quando cotali parole dicei, che avessi la fossa cosí presso, là ove dovessi cadere. E come fue a te, penso cosí è a tutti coloro che voglion te seguitare, perch'e' medesimi la si fanno spesse volte, o altro amico loro carissimo, e però non se ne posson guardare. Come a te, Superbia, è intervenuto, che la Frode, che tu hai sempre cosí amata e cara tenuta sopra li altri tuoi amici cari, ti fece la fossa là ove tu se' caduta; la quale avea fatta per farvi cadere le Virtudi, quando venissero al campo là ove le battaglie si facieno; della qual cosa s'è trovata ingannata, e ha morta sé e tutta sua amistà.

E quando ebbe cosí detto, fece fare uno grande fuoco, e arsevi il corpo della Superbia, e isparse la polvere al vento, acciò che più mai non rapparisse né si potesse trovare.