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Alighieri, Dante
Vita Nova

10

Poi che dissi questi tre sonetti nelli quali parlai a questa donna, però che fuoro narratori di tutto quasi lo mio stato credendomi tacere e non dire più, però che mi parea di me assai avere manifestato, avegna che sempre poi tacesse di dire a·llei, a me convenne ripigliare materia nuova e più nobile che la passata. E però che la cagione della nuova materia è dilectevole a udire, la dicerò, quanto potrò più brievemente. Con ciò sia cosa che per la vista mia molte persone avessero compreso lo secreto del mio core, certe donne, le quali adunate s'erano dilectandosi l'una nella compagnia dell'altra, sapeano bene lo mio cuore, però che ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte. E io, passando presso di loro sì come dalla Fortuna menato, fui chiamato da una di queste gentili donne; e quella che m'avea chiamato era donna di molto leggiadro parlare. Sì che quando io fui giunto dinanzi a·lloro, e vidi bene che la mia gentilissima donna non era con esse, rassicurandomi le salutai e domandai che piacesse loro. Le donne erano molte, tra le quali n'avea certe che si rideano tra·lloro. Altre v'erano che mi guardavano, aspectando che io dovessi dire. Altre v'erano che parlavano tra·lloro, delle quali una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse queste parole: «A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo». E poi che m'ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte l'altre cominciarono ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi queste parole loro: «Madonne, lo fine del mio amore fu già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, e in quello dimorava la beatitudine che era fine di tutti li miei desideri. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio signore Amore, la sua mercede, à posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno». Allora queste donne cominciaro a parlare tra·lloro. E sì come talora vedemo cadere l'acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole uscire mischiate di sospiri. E poi che alquanto ebbero parlato tra·lloro, mi disse anche questa donna, che m'avea prima parlato, queste parole: «Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine». E io rispondendo lei dissi cotanto: «In quelle parole che lodano la donna mia». Allora mi rispuose questa che mi parlava: «Se tu ne dicessi vero, quelle parole che tu n'ài dette in notificando la tua conditione avresti tu operate con altro intendimento». Onde io, pensando a queste parole, quasi vergognoso mi partio da·lloro e venia dicendo fra me medesimo: «Poi che è tanta beatitudine in quelle parole che lodano la mia donna, perché altro parlare è stato lo mio?». E però propuosi di prendere per matera del mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando molto a·cciò, pareami avere impresa troppo alta matera quanto a me, sì che non ardia di cominciare. E così dimorai alquanti dì, con disiderio di dire e con paura di cominciare. Avenne poi che passando per uno camino lungo lo quale sen gia uno rivo chiaro molto, a me giunse tanta volontà di dire, che io cominciai a pensare lo modo che io tenessi; e pensai che parlare di lei non si convenia che io facesse, se io non parlassi a donne in seconda persona, e non a ogni donna, ma solamente a coloro che sono gentili e che non sono pure femine. Allora dico che la mia lingua parlò quasi come per sé stessa mossa e disse: «Donne ch'avete intellecto d'amore». Queste parole io ripuosi nella mente con grande letitia, pensando di prenderle per mio cominciamento. Onde poi, ritornato alla sopradecta cittade, pensando alquanti die cominciai una canzone con questo cominciamento, ordinata nel modo che si vedrà di sotto nella sua divisione. La canzone comincia Donne ch'avete.

Donne ch'avete intellecto d'amore,
i' vo' con voi della mia donna dire,
non perch'io creda sua laude finire,
ma ragionar per isfogar la mente.
Io dico che pensando 'l suo valore
Amor sì dolce mi si fa sentire,
che s'io allora non perdessi ardire
farei parlando innamorar la gente.
E io non vo' parlar sì altamente,
ch'io divenissi per temenza vile;
ma tracterò del suo stato gentile
a rispecto di lei leggieramente,
donne e donzelle amorose, con voi,
ché non è cosa da parlarne altrui.
Angelo clama in Divino Intellecto
e dice: «Sire, nel mondo si vede
maraviglia nell'acto che procede
d'un'anima che 'nfin qua sù risplende».
Lo cielo, che non àve altro difecto
che d'aver lei, al suo Segnor la chiede,
e ciascun sancto ne grida merzede.
Sola Pietà nostra parte difende,
che parla Dio, che di madonna intende:
«Dilecti miei, or sofferite in pace
che vostra spene sia quanto Mi piace
là ov'è alcun che perder lei s'attende,
e che dirà nello 'Nferno: O mal nati,
io vidi la speranza de' beati».
Madonna è disïata in sommo cielo:
or vo' di sua virtù farvi savere.
Dico, qual vuol gentil donna parere
vada con lei, che quando va per via
gitta nei cor' villan' d'amore un gelo,
per che onne lor pensero aghiaccia e pere;
e qual soffrisse di starl' a vedere
diverria nobil cosa o si morria.
E quando trova alcun che degno sia
di veder lei, quei prova sua vertute,
ché li avèn ciò, che li dona salute,
e sì l'umilia, ch'ogni offesa oblia.
Ancor l'à Dio per maggior gratia dato
che non pò mal finir chi l'à parlato.
Dice di lei Amor: «Cosa mortale
come esser può sì adorna e sì pura?».
Poi la riguarda, e fra sé stesso giura
che Dio ne 'ntenda di far cosa nova.
Color di perle à quasi, in forma quale
convene a donna aver, non for misura:
ella è quanto di ben pò far Natura;
per exemplo di lei bieltà si prova.
Degli occhi suoi, come ch'ella li mova,
escono spirti d'amore inflammati,
che fèron gli occhi a qual che allor la guati,
e passan sì che 'l cor ciascun ritrova.
Voi le vedete Amor pinto nel viso,
là ove non pote alcun mirarla fiso.
Canzone, io so che tu girai parlando
a donne assai, quand'io t'avrò avanzata.
Or t'amonisco, poi ch'io t'ò allevata
per figliuola d'Amor giovane e piana,
che là ove giugni tu dichi pregando:
«Insegnatemi gir, ch'io son mandata
a quella di cui laude io so' adornata».
E se non vòli andar sì come vana,
non restare ove sia gente villana:
ingegnati, se puoi, d'esser palese
solo con donne o con omo cortese,
che ti merranno là per via tostana.
Tu troverai Amor con esso lei;
raccomandami a·llui come tu dêi.

Questa canzone, acciò che sia meglio intesa, la dividerò più artificiosamente che l'altre cose di sopra. E però prima ne fo tre parti. La prima parte è proemio delle sequenti parole; la seconda è lo intento tractato; la terza è quasi una servitiale delle precedenti parole. La seconda comincia quivi Angelo clama; la terza quivi Canzone, io so che. La prima parte si divide in quatro. Nella prima dico a cui dicere voglio della mia donna, e perché io voglio dire; nella seconda dico quale mi pare avere a me stesso quando io penso lo suo valore, e come io direi se io non perdessi l'ardimento; nella terza dico come credo dire di lei, acciò che io non sia impedito da viltà; nella quarta, ridicendo anche a cui ne intenda dire, dico la cagione per che dico a·lloro. La seconda comincia quivi Io dico; la terza quivi E io non vo' parlar; la quarta donne e donzelle. Poscia quando dico Angelo clama, comincio a tractare di questa donna. E dividesi questa parte in due. Nella prima dico che di lei si comprende in cielo; nella seconda dico che di lei si comprende in terra, quivi Madonna è disiata. Questa seconda parte si divide in due: che nella prima dico di lei quanto dalla parte della nobilità della sua anima, narrando alquante delle sue virtudi effective che della sua anima procedeano; nella seconda dico di lei quanto dalla parte della nobilità del suo corpo, narrando alquante delle sue bellezze, quivi Dice di lei Amore. Questa seconda parte si divide in due: che nella prima dico d'alquante bellezze che sono secondo tutta la persona; nella seconda dico d'alquante bellezze che sono secondo determinata parte della persona, quivi Degli occhi suoi. Questa seconda parte si divide in due: che nell'una dico degli occhi, li quali sono principio d'amore; nella seconda dico della bocca, la quale è fine d'amore. E acciò che quinci si lievi ogni vitioso pensiero, ricordisi chi ci legge che di sopra è scripto che il saluto di questa donna, lo quale era delle operationi della sua bocca, fue fine delli miei desiderii mentre che io lo potei ricevere. Poscia quando dico Canzone, io so che tu, agiungo una stantia quasi come ancella dell'altre, nella quale dico quello che di questa mia canzone desidero. E però che questa ultima parte è lieve a intendere, non mi travaglio di più divisioni. Dico bene che a più aprire lo 'ntendimento di questa canzone si converrebbe usare di più minute divisioni; ma tuttavia chi non è di tanto ingegno, che per queste che sono facte la possa intendere, a me non dispiace se la mi lascia stare, ché certo io temo d'avere a troppi comunicato lo suo intendimento pur per queste divisioni che facte sono, s'elli avenisse che molti le potessero udire.