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Alighieri, Dante
Rime

21. Lo doloroso amor che mi conduce

Lo doloroso amor che mi conduce
a fin di morte per piacer di quella
che lo mio cor solea tener gioioso
mha tolto e toglie ciascun dì la luce
chavean gli occhi miei di tale stella,
che non credea di lei mai star doglioso;
e l colpo suo, cho portato nascoso,
omai si scuopre per soperchia pena,
la qual nasce del foco
che mha tratto di gioco,
sì chaltro mai che male io non aspetto,
e l viver mio omai de esser poco:
fin a la morte mia sospira e dice:
per quella moro cha nome Beatrice.

Quel dolce nome che mi fa il cor agro,
tutte fïate chi lo vedrò scritto
mi farà nuovo ogni dolor chi sento;
e della doglia diverrò sì magro
della persona, e l viso tanto afflitto
che qual mi vederà navrà pavento.
E allor non trarrà sì poco vento
che non mi meni, sì chio cadrò freddo;
e per tal verrò morto,
e l dolor sarà scorto
con lanima che sen girà sì trista,
e sempre mai con lei starà ricolto
ricordando la gioia del dolce viso,
a che nïente pare il paradiso.

Pensando a quel che damor ho provato,
lanima mia non chiede altro diletto,
nè il penar non cura il quale attende;
ché poi che l corpo sarà consumato
se nanderà lamor che mha sì stretto
con lei a Quel chogni ragione intende;
e se del suo peccar pace no i rende,
partirassi col tormentar chE degna,
sì che non ne paventa,
e starà tanto attenta
dinmaginar colei per cui sè mossa,
che nulla pena averà che ella senta;
sì che, se n questo mondo i lho perduto,
Amor nellaltro men darà tributo.

Morte, che fai piacere a questa donna,
per pietà, inanzi che tu mi discigli,
va da lei, fatti dire
perché mavien che la luce di quegli
che mi fan tristo mi sia così tolta.
Se per altrui ella fosse ricolta,
falmi sentire, e trarrami derrore,
e assai finirò con men dolore.