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Alighieri, Dante
Convivio

VII

Commendata questa donna comunemente sì secondo l'anima come secondo lo corpo, io procedo a commendare lei spezialmente secondo l'anima; e prima la commendo secondo che 'l suo bene è grande in sé, poi la commendo secondo che 'l suo bene è grande in altrui e utile al mondo. E comincia questa parte seconda quando dico: Di costei si può dire. Dunque dico prima: In lei discende la vertù divina. Ove è da sapere che la divina bontade in tutte le cose discende, e altrimenti essere non potrebbero; ma avegna che questa bontade si mova da simplicissimo principio, diversamente si riceve, secondo più e meno, dalle cose riceventi. Onde scritto è nel libro delle Cagioni: «La prima bontade manda le sue bontadi sopra le cose con uno discorrimento». Veramente ciascuna cosa riceve da quello discorrimento secondo lo modo della sua vertù e dello suo essere. E di ciò sensibile essemplo avere potemo dal sole: vedemo la luce del sole, la quale è una, da uno fonte derivata, diversamente dalle corpora essere ricevuta, sì come dice Alberto in quello libro che fa dello Intelletto: ché certi corpi, per molta chiaritade di diafano avere in sé mista, tosto che 'l sole li vede, diventano tanto luminosi, che per multiplicamento di luce in quelli è lo loro aspetto vincente, e rendono alli altri di sé grande splendore, sì come è l'oro e alcuna pietra. Certi sono che, per essere del tutto diafani, non solamente ricevono la luce ma quella non impediscono, anzi rendono lei del loro colore colorata nell'altre cose. E certi sono tanto vincenti nella purità del diafano, che divegnono sì raggianti, che vincono l'armonia dell'occhio e non si lasciano vedere sanza fatica del viso, sì come sono li specchi. Certi altri sono tanto sanza diafano, che quasi poco della luce ricevono, com'è la terra. Così la bontà di Dio è ricevuta altrimenti dalle sustanze separate, cioè dalli Angeli, che sono sanza grossezza di materia, quasi diafani per la purità della loro forma; e altrimenti dall'anima umana, che, avegna che da una parte sia da materia libera, da un'altra è impedita, sì com'è l'uomo ch'è tutto nell'acqua fuor del capo, del quale non si può dire che tutto sia nell'acqua né tutto fuor da quella; e altrimenti dalli animali, la cui anima tutta in materia è compresa, ma, tanto dico, alquanto è nobilitata; e altrimenti dalle piante, e altrimenti dalle minere, e altrimenti dalla terra che dalli altri, però che è materialissima, e però remotissima e improporzionalissima alla prima simplicissima e nobilissima vertute che sola è intellettuale, cioè Dio. E avegna che posti siano qui gradi generali, nondimeno si possono porre gradi singulari: cioè che quella riceve, dell'anime umane, altrimenti una che un'altra. E però che nell'ordine intellettuale dell'universo si sale e discende per gradi quasi continui dalla infima forma all'altissima e dall'altissima alla infima, sì come vedemo nell'ordine sensibile; e tra l'angelica natura, che è cosa intellettuale, e l'anima umana non sia grado alcuno, ma sia quasi l'uno all'altro continuo per li ordini delli gradi; e tra l'anima umana e l'anima più perfetta delli bruti animali ancor mezzo alcuno non sia; e noi veggiamo molti uomini tanto vili e di sì bassa condizione, che quasi non pare loro essere altro che bestia: e così è da porre e da credere fermamente che sia alcuno tanto nobile e di sì alta condizione che quasi non sia altro che angelo. Altrimenti non si continuerebbe l'umana spezie da ogni parte, che essere non può. E questi cotali chiama Aristotile, nel settimo dell'Etica, divini; e cotale dico io che è questa donna, sì che la divina virtude, a guisa che discende nell'angelo, discende in lei. Poi quando dico: E qual donna gentil questo non crede, pruovo questo per la esperienza che aver di lei si può in quelle operazioni che sono propie dell'anima razionale, dove la divina luce più espeditamente raggia; cioè nel parlare e nelli atti che reggimenti e portamenti sogliono essere chiamati. Onde è da sapere che solamente l'uomo intra li animali parla, ed ha reggimenti ed atti che si dicono razionali, però che solo elli ha in sé ragione. E se alcuno volesse dire contra, dicendo che alcuno uccello parli, sì come pare di certi, massimamente della gazza e del pappagallo, e che alcuna bestia fa atti o vero reggimenti, sì come pare della scimia e d'alcuna altra, rispondo che non è vero che parlino né che abbiano reggimenti, però che non hanno ragione, dalla quale queste cose convegnono procedere; né è in loro lo principio di queste operazioni, né conoscono che sia ciò, né intendono per quello alcuna cosa significare, ma solo quello che veggiono e odono ripresentare. Onde, sì come la imagine delle corpora in alcuno corpo lucido si rappresenta, sì come nello specchio, così la imagine E sì come la imagine corporale che lo specchio dimostra non è vera, così la imagine della ragione, cioè li atti e lo parlare che l'anima bruta ripresenta o vero dimostra, non è vera. Dico che qual donna gentile non crede quello ch'io dico, che vada con lei, e miri li suoi atti – non dico quale uomo, però che più onestamente per le donne di donna si prende esperienza che per l'uomo –; e dico quello che di lei con lei sentirà, dicendo quello che fa lo suo parlare, e che fanno li suoi reggimenti. Ché 'l suo parlare, per l'altezza e per la dolcezza sua, genera nella mente di chi l'ode uno pensiero d'amore, lo quale io chiamo spirito celestiale, però che là su è lo suo principio e di là su viene la sua sentenza, sì come di sopra è narrato: del qual pensiero si procede in ferma oppinione che questa sia miraculosa donna di vertude. E suoi atti, per la loro soavitade e per la loro misura, fanno amore disvegliare e risentire là dovunque è della sua potenza seminata per buona natura. La quale natural semenza si fa come nel seguente trattato si mostrerà. Poi quando dico: Di costei si può dire, intendo narrare come la bontà e la vertù della sua anima è alli altri buona e utile. E prima, com'ella è utile all'altre donne, dicendo: Gentile è in donna ciò che in lei si trova: dove manifesto essemplo rendo alle donne, nel quale mirando possano sé fare parere gentili, quello seguitando. Secondamente narro come ella è utile a tutte le genti, dicendo che l'aspetto suo aiuta la nostra fede, la quale più che tutte l'altre cose è utile a tutta l'umana generazione, sì come quella per la quale campiamo da etternale morte e acquistiamo etternale vita. E la nostra fede aiuta: però che, con ciò sia cosa che principalissimo fondamento della fede nostra siano li miracoli fatti per colui che fu crucifisso – lo quale creò la nostra ragione, e volse che fosse minore del suo potere –, e fatti poi nel nome suo per li santi suoi; e molti siano sì ostinati che di quelli miracoli per alcuna nebbia siano dubiosi, e non possano credere miracolo alcuno sanza visibilemente avere di ciò esperienza; e questa donna sia una cosa visibilemente miraculosa, della quale li occhi delli uomini cotidianamente possono esperienza avere, ed a noi faccia possibili li altri; manifesto è che questa donna col suo mirabile aspetto la nostra fede aiuta. E però ultimamente dico che «da etterno», cioè etternalmente, «fu ordinata» nella mente di Dio in testimonio della fede a coloro che in questo tempo vivono. E così termina la seconda parte della seconda principal parte secondo la litterale sua sentenza.